Una giovane imprenditrice che ha le idee chiare: progettare al meglio il riutilizzo e restauro degli immobili demaniali che sono nel centro della città, far diventare Roma una capitale "viva" che sfrutti i luoghi di cultura che ha, farla godere di più ai romani e ai turisti.
Roma – Una donna in prima linea: intervista a Gioia Gorgerino
Un po’, ma per fortuna sono intervistata da te che sai mettermi a mio agio.
» Allora per rompere il ghiaccio, dimmi qualcosa di te.
Ho 26 anni, laureata in Ingegneria edile, lavoro nell’impresa di famiglia.
Faccio parte del gruppo Giovani dell’ACER, sono iscritta all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma e sono Segretario della Commissione Giovani Ingegneri della Provincia di Roma.
» Hai studiato in Italia o fuori?
Ho studiato in Italia, all’Università degli Studi di Roma-Tor Vergata.
» Parlami della tua impresa.
La nostra impresa, la C.I.R.A. srl, opera nel settore delle Opere Pubbliche nella costruzione e ristrutturazione di edifici civili, nel restauro monumentale e nella costruzione di acquedotti. I principali committenti attualmente sono: Ministero delle Infrastrutture, Ministero dei Beni culturali, Banca d’Italia, Regione Lazio e Comune di Roma.
» Consideri il tuo un lavoro difficile?
Sì, specialmente in questo momento per la mancanza di liquidità determinata
dai ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, dalla difficoltà di accesso al credito presso le banche, le quali, invece di agevolare le imprese, riducono addirittura gli importi di affidamento.
Un’altra nota dolente sono i ribassi di aggiudicazione delle gare di appalto, ormai divenuti molto elevati. Bisognerebbe cambiare la normativa e i metodi per l’aggiudicazione dei lavori.
» Hai sempre voluto fare questo mestiere?
Sì, sin da quando ero piccola chiedevo a mio padre di portarmi in cantiere e la cosa che più mi piaceva era arrampicarmi sui ponteggi, naturalmente sempre nella massima sicurezza.
» Sono poche le donne ingegnere. Ti piace?
Sì, perché mi piace progettare, creare, discutere con il nostro personale di scelte metodologiche lavorative, nonostante sia ancora difficile per noi donne affermarsi.
» Tu di che cosa ti occupi nell’azienda?
Mi occupo della direzione tecnica, della progettazione, della contabilità e della sicurezza con ingegneri e architetti che collaborano con noi.
» Con l’associazione che rapporti hai?
Un buon rapporto, faccio parte del gruppo dei giovani, ho partecipato ai corsi organizzati tramite l’associazione come Coordinatore per la progettazione e per l’esecuzione dei lavori, Responsabile e Addetto del Servizio Prevenzione e Protezione e Addetto alle emergenze.
» Che cosa hai imparato da tuo padre nella conduzione dell’impresa?
L’amore per questo lavoro, la voglia di migliorare sempre, cercare di scegliere mano d’opera specializzata, dirigenti capaci e impiegati validi. Far fare ai propri addetti corsi di aggiornamento per cercare di essere sempre più preparati e concorrenziali, specialmente nel settore del restauro monumentale, e infine, anche, dato il periodo, concedetemi il termine un po’ di incoscienza, perché senza questa, chiamiamola qualità, l’imprenditore non lo fai.
» C’è qualcosa che vorresti progettare e realizzare per la nostra città?
Progettare al meglio il riutilizzo e restauro degli immobili demaniali tipo “caserme” che sono nel centro della città, che lo Stato dovrebbe vendere, far diventare
Roma una città “viva”, una città che sfrutti i luoghi di cultura che ha, farla godere di più ai romani e ai turisti.
» Tre motivi per convincere un tuo coetaneo/ a diventare imprenditore edile.
In questo momento non saprei proprio come convincerlo.
» Pessimista?
No, se lo fossi non potrei fare impresa, io sono per natura ottimista e poi mi vorrei impegnare in associazione affinché le cose migliorino, cercando di non far passare sulla testa delle imprese leggi e regolamenti che colpiscano le imprese serie come quelle iscritte all’ACER, che sono in regola e hanno tutte le patenti possibili e immaginabili, serietà, qualità e che vivono pensando in primo luogo alla sicurezza nei cantieri.
» Se tornassi indietro rifaresti comunque lo stesso percorso?
Sicuramente sì.
» Un pregio e un difetto del vivere e lavorare a Roma.
Il pregio: per la nostra impresa, che si occupa anche di restauro monumentale, è proprio il fatto di poter intervenire sui monumenti e gli immobili più noti e conosciuti al mondo, cosa che naturalmente in altre città non sarebbe possibile.
Il difetto: la difficoltà che si incontra nei rapporti con la pubblica amministrazione e i troppi uffici preposti a risolvere un unico problema.
A Roma c’è l’illusione, essendo la città della politica, che sia tutto più semplice ma purtroppo non è così e la città ne risente.
» Che fai per rilassarti?
Gioco a tennis, quando ho tempo mi diverto a fare tornei dilettantistici. In inverno, quando posso, scio.
» Sogno nel cassetto?
Voglio continuare a portare avanti l’impresa di famiglia sperando di riuscire a farla crescere.
» Se dovessi cambiare città dove andresti a vivere?
Sicuramente a New York.
» Per concludere, hai un consiglio da dare a chi sta studiando Ingegneria?
Di essere determinati e soprattutto testardi, di non abbattersi al primo ostacolo, è una facoltà che può dare grandi soddisfazioni.
di Charis Goretti
15522-130201_UNA DONNA IN PRIMA LINEA_GORETTI.pdfApri
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