La crisi che il mercato delle costruzioni sta affrontando impone lo studio di nuovi sistemi e nuove tipologie di sfruttamento dello spazio abitativo , rivedendo anche l’atteggiamento nei confronti delle questioni urbane e della dispersione abitativa. Il workshop è volto all’analisi di strategie architettoniche a basso consumo di suolo.
La profonda crisi in atto è stato lo spunto per l’organizzazione del workshop organizzato dal Gruppo Giovani Imprenditori ANCE di Milano , Lodi Monza e Brianza, volto all’analisi delle strategie architettoniche a basso consumo di suolo, con la volontà di cercare di far cambiare le prospettive di sviluppo, pensando il progresso in modo differente e valendosi in modo più consapevole di risorse e tecnologie.
Il mondo dell’architettura e dell’urbanistica è stato quindi indotto a pensare e studiare nuovi sistemi e nuove tipologie di sfruttamento dello spazio abitativo , rivedendo anche l’atteggiamento nei confronti delle questioni urbane e della dispersione abitativa.
La città torna a rigenerarsi , crescendo su se stessa e favorendo operazioni di densificazione e diradamento , di trasformazione di manufatti esistenti, di riuso e conversione funzionale di infrastrutture, con strategie urbane a consumo di suolo pari/uguale a zero.
I 13 casi studio, tra Italia, Germania, Polonia, Spagna e Cina che qui di seguito di andranno ad analizzare implicano il coinvolgimento dell’intera filiera delle costruzioni , dal committente al costruttore, passando dal progettista e dal fruitore ultimo.
“Costruzioni interstiziali, estrusioni, innesti, case-entro-case, rappresentano alcune soluzioni stimolanti, a volte provocatorie, illustrate da progetti di scala e complessità diverse”, che aiuteranno a considerare la città con occhi diversi.
Di seguito verranno riportati gli interventi di apertura al convegno da parte di
Claudio De Albertis
PRESENTAZIONE
I progetti raccolti in questa pubblicazione rappresentano un’ulteriore testimonianza del fatto che la ricerca e l’innovazione nell’architettura contemporanea esprimono grande rilevanza per la cultura e la società.
Questa condizione è ben rappresentata nella mostra recentemente inaugurata in Triennale con l’assegnazione della Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana, a cui hanno partecipato molti progetti meritevoli, selezionati fra i 130 presentati da progettisti italiani, realizzati nell’ultimo triennio in Italia e nel mondo.
Ciò conferma che nel nostro paese ci sono architetti eccellenti, che realizzano progetti altrettanto eccellenti. L’evento “Innesti, matrioske, ecc”, da cui è scaturita l’idea di una pubblicazione, si inquadra perfettamente nel mandato che il Consiglio di Amministrazione della Triennale si è dato, ossia quello di promuovere, con grande enfasi all’interno di questa importante istituzione, il tema e il dibattito sull’Architettura. Di particolare interesse l’attenzione posta a quei progetti denominati “innesti” che lavorano sull’esistente.
Il tema del riuso in architettura, dell’adattamento di nuovi spazi per nuove attività dentro ad ambiti esistenti, trova oggi ragioni e giustificazioni importanti nell’essere perseguito, come attestato da numerosi ed eccellenti progetti realizzati.
Prima ancora di entrare nel merito del dibattito architettonico, sono le condizioni sociali ed economiche che oggi ci troviamo a dover affrontare a imporre questa tipologia di interventi nella città e nel territorio. Scelte che prediligono il basso consumo di suolo, il riutilizzo, anche se parziale, di strutture e materiali già esistenti nonché di infrastrutture, impianti, servizi già attivati, funzionanti, adattabili, ingegnosamente sfruttabili.
Se è vero che ristrutturare può costare più che costruire ex-novo, è anche vero che intervenire sull’esistente permette altrettanti notevoli vantaggi: ad esempio la riduzione dei costi di urbanizzazione, ecc.
Per l’architettura delle città il riuso costituisce forse un modo per mantenere la memoria collettiva e l’identità di un luogo, di un pezzo della città stessa, di conservarne il sapere che custodiva, le potenzialità, il carattere. Riutilizzare un edificio, anche con un piccolo intervento, spesso è sufficiente per valorizzare il contesto più prossimo, per innescare reazioni positive, dinamiche di sviluppo generale, di trasformazione urbana sostenibile, con risvolti di carattere economico e finanziario, ma anche sociale.
Il rispetto, la valorizzazione e la conservazione dell’ambiente naturale, del paesaggio, sempre più minacciato e sempre più scarso, costituiscono oggi una valida ragione al riutilizzo del patrimonio esistente. Le attuali condizioni e tendenze culturali, ancora prima che quelle congiunturali, indicano che oggi siamo quasi obbligati a riscoprire i valori della persistenza, di quanto già esiste e di quanto già occupa suolo vitale, ed è per questo che l’architettura ha un ruolo importante nel cercare nuovi modi e nuove strategie progettuali. Acquista, dunque, sempre più valore il concetto del recupero e del riuso come necessità, nel primato della discrezione, con interventi anche ridotti al minimo, alla piccola scala o all’essenzialità. Ma si tratta di un’essenzialità ben diversa da quella del razionalismo moderno: l’essenzialità contemporanea è fondata sulla consapevolezza del passato e della storia. La storia è lo strumento che il riuso edilizio utilizza per crescere e acquisire valore.
La stratificazione dei manufatti nella città e nel territorio non è cosa nuova: da sempre le città si ricostruiscono su se stesse, si modificano, cambiano costantemente i loro spazi, la loro immagine, per venire incontro alle esigenze di una società in altrettanto continuo cambiamento.
Fortunatamente oggi architetti, commitenti, imprese e istituzioni hanno raggiunto maggiore consapevolezza di tale necessità. Il riuso rappresenta, dunque, una strategia sostenibile per la città e per l’ambiente, un carattere distintivo della nostra epoca, una strada concreta e praticabile: l’opportunità di un nuovo slancio progettuale e imprenditoriale.
Milano, Dicembre 2012
Claudio De Albertis
PRESENTATION
The research and projects compiled in this publication are further testimony to the fact that contemporary architecture still finds expression in projects that are extremely relevant to contemporary culture and society.
The recently inaugurated exhibition where about I30 projects realized in the last three years were presented by Italian architects and designers amply demonstrates this.
A number of selected meritorious projects vied for the award of the Medaglia d’ Oro (Gold Medal of Italian Architecture), held by La Triennale.
In these works we find a confirmation of the fact that in Italy too there are excellent architects who design equally excellent projects.
This event, “Innesti, matrioske, ecc”, led to the idea of a publication; this figures perfectly in the mandate that the Boards of Directors of the Triennial has set for itself, that of promoting the topic and debate on Architecture with great emphasis within this institution.
In the light of this event I think it is opportune to focus on those projects termed as ‘grafts’, that work on existing built forms and more generally on interventions and processes of building renewal.
The topic of re-use in Architecture, grafting and adapting new spaces for new activities within the existing spaces today finds significant reason and justification; numerous excellent completed projects stand testimony to this.
Even before we enter into the merits of architectural debate on the topic we have to first understand the social and cultural conditions that impose these types of interventions on the city and the territory. Decisions that privilege low consumption of the site (even partial) re-use, of (not only) existing built forms and materials but infrastructure, services, functions that are adaptable and can be ingeniously exploited are needed. While it is true that retrofit often costs more than new construction, it is also true that intervening on the existing has equally significant advantages in terms of costs of urbanization etc.
Reuse perhaps represents a way to preserve collective memories and identity of a place, of a piece of the city itself, a way to protect the knowledge it contains, its strengths and its character. Re-utilizing, a building even with a small intervention is often enough to add value to it and its close context, to give rise to positive reactions that set into motion dynamics of general development and lead to sustainable urban transformation with not only economic and financial but social improvements as well. Even respect, valorization and conservation of the natural environment and an increasingly threatened and scarce landscape are a valid reason to reuse the existing built heritage.
The present conditions and cultural leanings even we make any assumptions indicate that today, we are almost obliged to rediscover the value of persistence of what exists and occupies vital ground; this is why architecture has an important role in its search for new methodologies and design strategies, also with research.
The concept of reuse assumes greater importance and becomes a necessity, used with discretion, in interventions that are minimal in scale or essential in nature.
This is an essential fact very different from that of modern rationalism.
The essence of the contemporary age is based on awareness of the past and of history.
The stratification of the built forms in the city and the territory is not something new; cities haves always built upon themselves; they change, their spaces and images are constantly modified to deal with the needs of a society that is changing simultaneously.
Fortunately today, many Italian architects and institutions that regulate their work at many levels have increased awareness of this need, as can be seen, not only in the proposals and interventions but also the direction in which cultural and architectural debate is moving.
Re-use thus represents a sustainable strategy for the city and environment; it represents the distinctive character of our age, a concrete, practical route and an opportunity for new impetus in design and business.
Milan, December 2012
Gabriele Bisio
PREFAZIONE
Questa pubblicazione rappresenta un primo esito delle attività e delle iniziative intraprese nella seconda parte di quest’anno come Gruppo Giovani di Ance delle Province di Milano, Lodi, Monza e Brianza, anche in collaborazione con il mondo della ricerca e con il corso di Laurea in Ingegneria Edile/Architettura dell’Università di Pavia con la quale, infatti, è co-prodotta. Occorre evidentemente innovare, anche alla luce della particolare congiuntura economica che stiamo attraversando, sia gli strumenti a disposizione degli operatori, sia gli strumenti progettuali capaci di realizzare esiti attesi ed esigenze della società. Le trasformazioni sociali ma anche economiche delle nostre città vanno governate, cercando di analizzarne in anticipo le tendenze e di capire in quali direzioni occorra muoversi e in quali occorra investire sulla ricerca e sull’innovazione. Non è possibile perdere altre occasioni, di sviluppo del territorio, sostenibile e rispettoso delle regole, ma ovviamente occorre trarre insegnamento da pratiche di altre realtà anche europee e, affrontare questioni normative e procedurali, ritardi burocratici ormai percepiti come inaccettabili, non solo dal mondo imprenditoriale. Il perché di questa pubblicazione, che ritengo molto importante e che potrà dar luogo a ulteriori e successive iniziative, ha dunque diversi ordini di motivazioni. Il più importante è sicuramente di carattere culturale, ed è legato all’interesse che anche il mondo dell’impresa e degli operatori hanno verso ipotesi progettuali e pratiche realizzative particolari o sviluppate in contesti anche distanti dal nostro. Questo è il motivo per il quale la prima parte del libro raccoglie gli esiti di studi e ricerche, non prive di riscontri concreti, svolti da occidente a oriente da validi gruppi di ricerca e università. La ricerca rappresenta di sicuro un investimento dal quale non si può prescindere per trovare soluzioni alternative allo stato congiunturale del nostro essere operatori di mercato. La seconda parte della pubblicazione raccoglie invece gli esiti, in forma più diretta e talvolta in forma di intervista, di un convegno organizzato il 30 Ottobre scorso alla Triennale di Milano e organizzato dal Gruppo Giovani di Ance con la rivista Domus e intitolato “Innesti, matrioske & c.”. Alcuni validi architetti sono stati chiamati ad illustrare le esperienze e le proposte per riconfigurare edifici dismessi o sottoutilizzati per il riuso e la rifunzionalizzazione a basso consumo di suolo. Queste due sezioni del libro appaiono dunque perfettamente complementari nel tracciare un percorso di pratiche virtuose (best practices) dalla ricerca, all’innovazione progettuale fino alla realizzazione costruttiva.
Gabriele Bisio
PREFACE
This publication represents the first output of the activities of the second part of this year by Gruppo Giovani Ance, of the Provinces of Milan, Lodi, Monza e Brianza, also in collaboration with the word of research and with the Degree Course in Building Engineering/Architecture of the University of Pavia that cooperates to produce this book. It is clear that we must develop, also considering the particular economic situation that we are living, the instruments of the operators and the design methods able to realize the required outputs and needs of the society. The social and economic changes of our cities must be governed, trying to analyze before the tendencies and to understand in which directions we must move and where we must invest on research and innovation.
It’s not allow to lose occasions of a sustainable and respectful development of the territory, but, of course, we must learn from experiences of others realities, also European, and match law and procedural problems, bureaucratic delays, now considered unacceptable, not only by the business world. The reason of this publication, that I consider very important and that could bring to new enterprises, has different motivations. The most important one has of course of cultural character, and it’s linked to the interest that the business world and the operators have for the design proposals and for special realizations developed in particular contexts also distant from our own.
This is the reason why the first part of the book contains the results of studies and researches with physical evidences, carried out, from west to east, by valid research groups and universities. The research is certainly an investment that can not be ignored to found alternative solutions to the economic state of our being market operators. The second part of the publication contains the results, in a more direct way, sometimes with an interview or with the speech at the conference organized last October 30th at the Triennale of Milano by Gruppo Giovani of Ance with Domus magazine entitled “Grafts, matryoshkas & c.”. Some good architects were called upon to illustrate the experiences and proposal to reconfigure abandoned or unused buildings for reuse and renewal with a low-ground impact. These two sections of the book appear so perfectly complementary to draw the direction of virtuous practices (best practices) from research, through design, to the building construction.
Gabriele Bisio
DALLA CREATIVITÀ ALL’IMPRENDITORIA
Questa iniziativa si è tenuta a Milano che è internazionalmente riconosciuta come la città del design e che si caratterizza nella sua storia e nella sua contemporaneità per l’innovazione e la creatività in vari campi del sapere. I progetti presentati in occasione dell’evento “Innesti, matrioske & c.” sono a mio modo di vedere significativi e la selezione di progetti è stata molto accurata: ringrazio quindi l’arch. Raffaella Poletti e Domus con il Vice Direttore Zancan che hanno seguito fin dall’inizio l’evoluzione dell’iniziativa e del progetto. Ringrazio ovviamente La Triennale di Milano per averci ospitati e gli sponsors per aver reso possibile questa iniziativa. Ringrazio anche il team di Assimpredil Ance e il gruppo dei giovani imprenditori per il grande sforzo anche organizzativo e il supporto che hanno dimostrato. Ringrazio infine i colleghi, gli architetti e gli studenti universitari che hanno partecipato e contribuito attivamente alla realizzazione di questa iniziativa. L’innovazione, è del tutto evidente dai progetti che sono stati presentati, non appartiene solo al prodotto tecnologico o di processo industriale, ma può ancora essere riferita al quadro funzionale o alla capacità di creare spazi adatti alle rinnovate esigenze della società. Occorre però porre attenzione anche alle funzioni: incubatori di imprese, spazi per la creatività, spazi per il lavoro misti a spazi per la residenze, nuovi spazi produttivi a basso impatto ambientale, tutte queste sono pratiche che ritroviamo in alcuni dei più interessanti progetti – già realizzati – in Europa e nel mondo. Il Caixa Forum di Herzog e de Meuron, per esempio, la ritengo un’operazione perfettamente riuscita sia dal punto di vista architettonico che dal punto di vista di promozione turistica e culturale, però rappresenta una forma di rinnovamento funzionale forse più ridotta del Matadero, giusto per rimanere a Madrid, nel quale il mix funzionale si accompagna a diverse strategie progettuali anche autonome tra di loro. Ma in questo senso possiamo trovare altri esempi significativi anche negli Stati Uniti o in Asia. E’ doveroso intervenire anche nelle nostre città con velocità e creatività come avvenuto nei casi che sono stati presentati. Certo non esiste più una idea condivisa di bellezza, però come rappresentante degli imprenditori ho chiesto agli architetti di mostrare gli strumenti e i metodi che possano permettere di innovare il modus operandi. Abbiamo bisogno di flessibilità, elasticità, normativa, nel rispetto sì delle esigenze delle persone (requisiti igienico sanitari) ma anche nel rispetto della libera e sensata imprenditoria che vuole sposare la creatività di progetti vincenti.
Gabriele Bisio
FROM CREATIVITY TO ENTREPENEURSHIP
This event is held in Milan that is a town with historically great attention to architecture and to Design (Salone del Mobile), also well characterized by innovation in many fields, and I think to manufacturers, industry, social needs and land use.
The projects presented during “Graft, matryoshkas & company” are to me meaningful and they have been carefully selected thanks to Architect Raffaella Poletti and to the contribution of Domus architectural review, and its vice-director Roberto Zancan.
I’d like to thank the participants and the architects for their active contribution to this event’s organization and success.
I would like to thank Triennial of Milano to having hosted us and also the sponsors that made this initiative possible.
I also thank of course the team from Assimpredil Ance and the Young Association group for his great effort and organization.
Innovation deals with – this is clear from the projects that have been presented – not only technological products or industrial processes, but innovation in design could also be referred to the functional layout and to create new spaces for society’s needs.
Which are the new functions I am referring to? Business incubators, spaces for creativity and art production, new places for production with low impact and low land use, best practices, new places to live etc.
We can find all of these uses and functions in the projects listed today – most of them already built – all along Europe and worldwide.
I try to do at least one example, and I hope not to be wrong with you: the very famous Caixa Forum by Herzog de Meuron is a very good realization both from the architectural and the cultural promotion point of view, but it represents a less important change in the social and functional layout than the Matadero project, always in Madrid. But we can easily find much more examples also in USA or even in Asia.
Is it possible to work within the existing built space and with no more land use?
Maybe we first should share a common idea of urban aesthetic, but as representative of the young builders association I asked also to our guests to explain to us the tools and the methodology to update our work.
We need to find new flexibility, a kind of elasticity also in law regulation (also for health requirements) and this should be shared with free and entrepreneurship that would like to join creativity of truly innovative projects.
Regina De Albertis
NON SMETTIAMO DI RICERCARE
Uno dei temi centrali nel dibattito architettonico attuale è come intervenire nella città consolidata, come sfruttare quei “vuoti” e quelle “aree di margine” che si sono formate nel tempo.
E’ chiaro ormai che lo sviluppo della città contemporanea non può più avvenire attraverso politiche d’espansione, ma attraverso strategie di riqualificazione.
La cultura architettonica che precedentemente era protesa verso la costruzione della “nuova città” al di fuori del già costruito si deve oggi orientare verso la riorganizzazione dell’esistente e a riflettere sul valore della stratificazione.
Deve essere più attenta alla complessità dell’ambiente anziché alla singolarità dell’architettura, deve penare alla costruzione del nuovo nel già costruito e al recupero di tutto quel vasto patrimonio immobiliare: questa non è solo una scelta culturale, ma è anche il segno del momento storico che stiamo attraversando.
Proprio queste considerazioni ci hanno spinto ad organizzare il convegno di oggi ed ad unire 13 architetti che hanno risposto in modo stimolante, a volte anche provocatorio, a questa esigenza di cambiamento. Ritengo però che una vera risposta possa essere data solo coinvolgendo tutta la filiera del mondo delle costruzioni in questo processo: ognuno, per gli ambiti di proprio competenza, deve ricercare le soluzioni più idonee e innovative per adeguarsi al cambiamento epocale delle città e degli ambienti in cui viviamo ogni giorno.
Dalla ricerca nasce infatti lo stimolo, la curiosità, l’innovazione. Io credo che il lavoro di un architetto, ma anche di tutti noi, sia principalmente ricerca. Nel momento in cui smettiamo di ricercare, smettiamo cioé di essere curiosi e di analizzare, il nostro lavoro si esaurisce. Se l’idea è quasi sempre un fatto personale, un progetto invece è un lavoro di un team di persone che lavorano insieme, che fanno un processo insieme che deve portare ad un risultato. E la ricerca è la massima espressione del processo: solo conoscendo a fondo la tecnologia, i processi costruttivi e quelli produttivi, ed i relativi costi, si ottengono opere innovative e coerenti alle finalità che si vogliono raggiungere.
Ma soprattutto solo così si scende al di sotto del livello superficiale del progetto architettonico legato esclusivamente al gusto. L’architettura, a mio parere, deve essere trasversale a diverse discipline, anche in architettura la qualità ed il grado di innovazione dell’edificio sono proporzionali all’investimento per la ricerca: sui materiali, sulla progettazione degli impianti, sui processi costruttivi, sulle tematiche legate all’ecosostenibilità, sulla società, gli stili di vita, sulla concezione e le connessioni dello spazio, sia pubblico che privato.
Regina De Albertis
DON’T STOP TO RESEARCH
One of the main topics in contemporary architectural debate is, how to intervene in the consolidated city, to exploit the ‘voids’ and the ‘marginal areas’ that have developed over time. Clearly, contemporary cities cannot develop through a policy of expansion but rather through strategies of requalification.
Architectural culture that was previously focused on the constructing the ‘new city’ outside the one that is already built must re-orient itself towards reorganising the existing one and reflect of the value of stratification. This culture must also pay more attention to the complexity of the built environment than to individual architecture. It should struggle to insert new constructions into the existing built environment and focus on conserving all that vast built heritage that exists; this is not just a cultural choice , it is also a sign of the times that we are in.
It is these considerations that have motivated us to organise today’s convention and to bring together 13 architects who have responded to this need for the change in an exciting, even provocatory manner. I still think that a real reply can only be given by involving the entire chain of people from the construction world today in this process. Depending on his area of competence, each member of the chain must find the most innovative and most appropriate solution to adapt to this immense change that the cities and the neighbourhoods that we live in, are undergoing.
Research gives rise to stimulus, curiosity and innovation.
I believe that the work of an architect and indeed all our work, is mainly research.
When we stop research, that is, when we stop being curious and stop analysing things, our work is over.
An idea is almost always personal; a design project instead is done by a team that works together and goes through a design process that leads to a final result. Research is the greatest expression of this process; only by getting to know the technologies, processes of construction and production and their costs can we realise innovative projects that are coherent and faithful to the objectives that they were designed to achieve.
Most importantly, this is the only way we can go further, beyond the superficial level, of the architectural project linked exclusively to aesthetic taste.
Architecture, in my opinion, must cut across disciplines. Even in architecture, the quality and degree of innovation of the building are in direct proportion to investment in research, into materials, design of services, construction processes and topics related to sustainability, society, lifestyles, conception and inter-connection of both public and private spaces.
http://www.domusweb.it/it/architettura/2012/11/02/innesti-matrioske–c-.html