Editoriale del Coordinatore per l’Internazionalizzazione dei Giovani Ance Angelica Donati
La politica è fatta di compromessi, è una continua mediazione tra interessi differenti. Non sempre, però, il risultato di questa dialettica risponde ai veri bisogni del Paese reale. E’ il caso del decreto “Sblocca cantieri” approvato dal Governo a fine marzo dopo mesi di dibattito pubblico e soprattutto dopo il recente incontro che la delegazione nazionale di ANCE aveva avuto con il presidente Giuseppe Conte, il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro alle infrastrutture Danilo Toninelli. In tre parole: un’occasione persa!
Al Governo avevamo chiesto un cambio di passo radicale per far ripartire il Paese e un’economia al limite della recessione. Non amiamo la retorica o il catastrofismo. Siamo convinti però che il settore delle costruzioni sia strategico per il Pil italiano, per fare dell’Italia un catalizzatore di investimenti nazionali ed esteri, per generare posti di lavoro e ridare ossigeno alle migliaia di aziende che, da troppo tempo, sono in difficoltà a causa di un sistema che non funziona. Al Governo avevamo chiesto di cambiare il sistema, peccato che non ne abbia avuto la forza o il coraggio.
Avevamo chiesto di semplificare le procedure a monte e invece si è preferito far ricorso a Commissari dotati di ampi poteri di deroga al Codice. Nonostante ciò potrà essere utile per sbloccare le procedure a monte della gara, è importante che le gare stesse siano di normale concorrenza. Per complicare poi una già non facile situazione in materia di appalti, si è scelto di abbandonare il meccanismo dell’offerta economicamente più vantaggiosa a favore del ritorno in auge del massimo ribasso per gli importi sotto i 5 milioni di Euro.
Con il Governo avevamo instaurato, nei mesi scorsi, un dialogo che pensavamo potesse essere costruttivo proponendo un pacchetto di norme efficaci capace di sbloccare realmente i cantieri e garantire la massima trasparenza e legalità.
A leggere il testo licenziato nei giorni scorsi pare evidente che si sia preferito scegliere una strada differente, meno coraggiosa e sicuramente meno lungimirante. Buona parte delle nostre richieste non sono state accolte a partire da un elenco delle opere da sbloccare. A fare una mappatura del Paese reale, quello costellato di cantieri bloccati che attendono solo di ripartire ci ha pensato l’Associazione nazionale costruttori edili. Basta consultare il sito: http://sbloccacantieri.ance.it/.
I pochi spiragli di luce che il decreto “Sblocca cantieri” lascia intravedere, secondo le indiscrezioni sull’ultima versione del testo che pare verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni, sono: la semplificazione del subappalto, con l’eliminazione della terna che le imprese già oggi devono indicare in gara, l’innalzamento al 50% del tetto massimo della quota subappaltabile, e l’innalzamento a 15 anni del periodo di qualifica per gli attestati SOA che permetterebbe alle imprese di attingere anche a risultati pre-crisi.
Va detto poi che manca una visione d’insieme, che il tema va affrontato da una prospettiva più ampia e multidisciplinare. Ad esempio oltre alle norme sulle opere pubbliche siamo convinti che sia necessario approvare subito un pacchetto di misure urbanistiche, edilizie e fiscali capaci di rilanciare la rigenerazione urbana.
Nella seduta del 20 marzo scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto-legge “Sblocca cantieri” con la formulazione “salvo intese” che lascia, quindi, spazio a successive modifiche da parte del Governo anche dopo il via libera del CdM. Bene! Già qualche modifica incoraggiante è stata fatta, e ci auguriamo che le intese future che interverranno a modificare il testo di legge tengano conto fattivamente e a stretto giro delle nostre proposte e delle necessità urgenti del Paese reale. La politica è una continua mediazione. Speriamo che questa sia la volta buona.