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Pubblicato sulla rivista Costruttori Romani del primo bimestre 2015 l’articolo di Charis Goretti dal titolo: “Io speriamo che me la cavo”

Roma – Articolo di Charis Goretti: “Io speriamo che me la cavo”

16 Marzo 2015
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“La mia casa è tutta sgarrupata, i soffitti sono sgarrupati, i mobili sgarrupati, le sedie sgarrupate, il pavimento sgarrupato, i muri sgarrupati, il bagno sgarrupato. Però ci viviamo lo stesso, perché è casa mia, e soldi non ce ne stanno”.
Mai titolo fu più visionario di un futuro presente. Perché oggi è proprio così: miriamo tutti ad un domani soffocato dall’oggi. Entusiasmi e bollori sono assopiti da un costante timore di sbagliare o di non poter fare… eppure noi giovani ci siamo e crediamo di poter costruire il nostro futuro con fatica e rammarico perché certo non era questo quello che ci aspettavamo per noi e tanto meno per i nostri figli.
“La mia città è tutta sgarrupata… però ci vivo lo stesso perché è la mia città e se anche soldi non ce ne stanno io la amo!” ( Ma sarà poi così vero che soldi non ce ne sono?).
Ho chiesto ai miei amici e colleghi di scrivere con me questo articolo di inizio anno; sogni, idee, proposte, parole in libertà perché potessimo ognuno esprimere per una volta senza vincoli quello che si desiderava e…
C’è chi ancora desidera e spera.
“Vorrei vivere e lavorare in un Paese con poche e chiare leggi; in un Paese in cui chi intraprende e rischia sia incoraggiato e sostenuto dallo Stato; un Paese in cui ci si possa confrontare su principi di capacità e meritocrazia.
Vorrei modificare tutte le leggi che ci hanno complicato l’esistenza, vorrei che il mio appartenere alla categoria dei costruttori non venga mescolato al putridume di fraudolenti opportunisti che per tali si spacciano, e far sapere e pubblicizzare che noi imprese romane iscritte all’ACER siamo aziende serie, oneste e capaci, che l’ACER stesso è un marchio di qualità”.
C’è chi invece ha voglia di gridare e sfogare il proprio disappunto: “Mose, Expo 2015, Mafia Capitale, vigili urbani che scioperano pur di preservare i diritti acquisiti, burocrazia che apparentemente viene snellita ma concretamente continua ad aumentare, tasse che hanno raggiunto livelli socialmente intollerabili, debito pubblico ormai oltre la soglia di non ritorno, decoro urbano da Terzo Mondo, leggi che continuano a sovrapporsi ad altre leggi confondendo sempre più la collettività, sistema bancario che ha smarrito il ruolo, grandi aziende storiche che cercano riparo dalle angherie fiscali in Paesi più furbi. Mi dite a che non serve l’ennesimo decreto? Salva, sblocca, sviluppa, sveglia, accelera Italia’?”.
C’è chi guarda ad altri orizzonti e confronta.
In Italia
“Vorrei diventare architetto” ma terminati gli studi, razionalizza e smette di sognare: e dire che si è laureato a pieni voti. Meglio andarsene pensa, qui tutt’al più troverò un posto per fare render.
“Vorrei fare la stilista” spera la ragazza, ma per vivere deve trovare un lavoro, anche uno qualsiasi, e costretta, butta i cartamodelli e nasconde le sue creazioni.
“Che questa maledetta crisi finisca” si augura il giovane imprenditore, ed è pronto ad impegnarsi con tutte le sue forze perché vorrebbe mantenere attiva l’azienda di famiglia, ma segnali positivi dal futuro non ne arrivano, anzi il lavoro continua a diminuire.
Contemporaneamente nei Paesi anglofoni
Il neolaureato esclama “Farò l’architetto”! Contatta vari studi e ha solo l’imbarazzo della scelta al punto che si interroga su cosa fare, in attesa di aprire uno studio tutto suo.
La ragazza che vuole fare la stilista? Realizza qualche modello per proporre la sua linea di abiti, utilizza internet, crea un sito di crowdfunding e intanto collabora con una rivista di moda; fa gavetta in un negozio per pagarsi gli studi. Presto aprirà un negozio on-line e un giorno i suoi vestiti sfileranno magari indossati da mannequin digitali.
L’imprenditore continuerà nel proprio lavoro e comunque, qualora qualcosa non andasse per il verso giusto, diversificherà i propri investimenti in altri settori, non a caso fa l’imprenditore.
Sa che lo Stato è dalla parte del lavoro.
Cara Italia, mi auguro davvero che arrivi presto il momento in cui si torni a credere nelle nostre grandi capacità e ad operare seriamente. E basta con lo sperare di cavarsela perché sperare di cavarsela non è un bel pensiero, ti fa vivere nella paura e cancella l’audacia .
Abbiamo un grande capitale umano! Lo si sta umiliando, lo si sta perdendo!
Noi giovani italiani all’estero siamo fortissimi e molto considerati, valiamo e ci facciamo valere, e se fuggiamo da voi generazione precedente, non è per nostra paura ma per vostra insipienza.
I sogni hanno un enorme potenziale ma devono trasformarsi in realtà perché di favole non si vive. La crescita economica ha regole ferree da seguire, ci vogliono condizioni di sistema per superare la crisi, impegno e perseveranza da parte di tutti: siamo pronti a metterci l’entusiasmo e la volontà necessari e se anche ciò che vogliamo fosse un mondo che non c’è, sappiate che proveremo di tutto per cambiare le cose e lo affermiamo rubando parole altrui ma a voi sicuramente note: “Yes We Can”! •
 
 
di Charis Goretti

19714-IO_SPERIAMO_CHE_ME_LA_CAVO_Charis_Goretti.pdfApri
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