» Assessore, in un’economia come la nostra, fondata sulla piccolamedia impresa l’unica via per far salire il Pil è di iniettare liquidità nel sistema impresa e consentire alle famiglie di investire magari comprandosi casa. Ma la crisi ha bloccato questo processo, cosa ne pensa?
La lunga fase di recessione, ormai in atto da alcuni anni, ha condotto il Paese in un tunnel di stagnazione da cui sembra difficile uscire. Ma non possiamo prescindere dagli sforzi fatti. La Giunta guidata da Nicola Zingaretti ha già, nei primissimi mesi della propria vita, iniziato a immettere nuova liquidità nel sistema impresa, anche grazie all’azione del Governo centrale. Penso, però, che adesso ci si debba intendere su quel che giova per riavviare un ciclo virtuoso di mercato, entro cui domanda e offerta si possano incontrare. Io sono convinto che, più che sul tema della costruzione di nuove abitazioni, ci si debba concentrare sul fronte degli interventi di recupero e di ristrutturazione degli edifici. Questa deve essere la nuova frontiera. D’altra parte, ritengo obbligatorio individuare, e mettere in atto, ogni misura volta a sostenere i cittadini che non riescono ad accedere alla richiesta di mutui, alla possibilità di sostenere affitti, all’opportunità insomma di avere una casa.
» A livello istituzionale quali provvedimenti bisognerebbe assumere per poter consentire a chi volesse comprare la casa dei propri sogni?
Credo che l’uso di fondi di rotazione, mirati in direzione di categorie precise, da individuare a seconda delle specificità dei territori, grandi città o piccoli comuni, sia una delle soluzioni possibili, insieme a misure coerenti di defiscalizzazione per gli attori in gioco. Anche se credo che tra le categorie già individuate, giovani coppie, anziani e disoccupati, manchi una misura in favore delle donne sole con figli, in condizioni economiche insufficienti. Questo è un tema di civiltà.
» Secondo lei quali sono i VERI motivi per i quali le banche hanno deliberatamente smesso di finanziare famiglie e imprese?
Non bisogna dimenticare che la crisi economica che stiamo attraversando si è originata negli Stati Uniti proprio da una distorsione che, negli anni, si era creata tra mercato immobiliare e finanza. Da lì, è scaturita una vera e propria valanga che ha travolto l’intero sistema, ma che ha avuto fortissime ripercussioni, anche qui in Italia, soprattutto sul settore dell’edilizia e sulla stabilità degli istituti finanziari.
Le vittime sono state soprattutto le piccole imprese, che non hanno più potuto fare investimenti, e le famiglie.
Quello che occorre, quindi, è ridare stabilità all’intero sistema: che significa, innanzitutto, dare nuove garanzie per il credito e quindi programmare un piano di sviluppo basato su elementi più concreti, tangibili e non virtuali.
» I soldi a disposizione di Comuni e Regioni sono sempre meno, penso anche alla manutenzione scolastica o agli investimenti nelle infrastrutture. Si può andare avanti così o intravede soluzioni al problema?
Le risorse disponibili sono scarse. Non per questo, però, è impossibile essere operativi. Dobbiamo cogliere tutte le opportunità, a partire da quelle che possono giungere dai fondi europei. Dobbiamo agire secondo una nuova logica partendo da una nuova attenzione per l’edilizia pubblica. Mi piace ricordare, per esempio, che solo per la scuola, la Giunta Zingaretti ha già varato un pacchetto di 131 milioni di euro nei quali rientrano i fondi per la realizzazione dei lavori di ammodernamento degli edifici scolastici.
Solo il nostro assessorato ha messo a disposizione oltre 90 milioni di euro per la realizzazione di lavori che vanno dagli adeguamenti sismici alla messa a norma degli istituti, dall’efficientamento energetico all’eliminazione dell’amianto.
» Lei si occupa di politiche abitative, infrastrutturee ambiente. I tre temi sono sinergici?
Assolutamente sì e la chiave è quella della sostenibilità, in ottemperanza alla normativa europea. Oggi abbiamo una grande occasione: cambiare l’approccio di pianificazione e di investimento, guardando alle esigenze compatibili con economie e natura dello sviluppo. A chi ritiene che queste siano solo parole, rispondo con la delibera approvata il 31 luglio scorso grazie alla quale abbiamo posto le premesse per un cambiamento radicale sul tema della sostenibilità ambientale dei consumi nel Lazio, introducendo l’applicazione del Green Public Procurement. Abbiamo cioè scelto di orientare gli appalti pubblici di lavori, beni e servizi verso criteri di sostenibilità ambientale.
Il metodo del Gpp, stabilito con il manuale “Buying Green!”, promosso e pubblicato nel 2004 dalla Commissione Europea per guidare i soggetti pubblici nell’acquisto di beni e servizi per la salvaguardia dell’ambiente, punta a incidere sulle attività di approvvigionamento della Pubblica Amministrazione, individuando come priorità strategica la sostenibilità e attivandola in chiave di competitività dei prodotti e dei servizi “verdi”.
» Quale potrebbe essere il ruolo delle imprese e di un’Associazione di categoria come l’Acer?
Senza la media e piccola impresa dei territori del Lazio non andiamo da nessuna parte. Questo settore rappresenta una buona parte dell’albero motore del nostro tessuto economico, produttivo e sociale. Fondamentale, al tempo stesso, il compito di un’associazione di categoria come Acer: la sua peculiarità di area di difesa di interessi ma, al tempo stesso, di potenzialità ideativa e di mediazione, può fare del sistema Lazio un grande laboratorio di innovazione, sviluppo e benessere.
» Un primo bilancio dell’attività del suo Assessorato e gli impegni per il futuro?
È ancora presto per fare un bilancio. Stiamo lavorando senza soluzione di continuità perché, dopo il decollo, la macchina assuma il miglior assetto possibile.
Sotto il profilo normativo, siamo all’opera per la preparazione di una legge sulla riforma del ciclo delle acque, di una sulle politiche dell’abitare e per il riordino delle aree protette. Stiamo lavorando per l’approvazione del regolamento sulla bioedilizia esulla preparazione di una legge che introduca linee guida per l’energia alternativa. Oltre ai fondi per gli edifici scolastici, abbiamo recuperato 25 milioni di euro di fondi europei per la presentazione del bando Call for proposal, che permetterà di realizzare impianti per la produzione di energia elettrica da rinnovabili.
Un bando rivolto agli enti pubblici proprietari di immobili sul territorio: dal Comune di Roma e i suoi Municipi fino a tutti i Comuni e le Province del Lazio, come anche i Consorzi di bonifica, gli enti gestori di aree naturali protette regionali, le Ipab e le Ater.
» Quali sono, nello specifico, le misure per la casa?
Abbiamo ripristinato la convenzione con la Cassa depositi e prestiti, che la precedente amministrazione aveva fatto decadere, non rinnovandola. Una situazione che ci impediva di utilizzare i fondi ex Gescal spettanti al Lazio, e che ammontano a 200 milioni.
Con la riattivazione, si è dunque aperta nuovamente la porta di accesso ai fondi, disponendo entro tempi tecnici accettabili i primi pagamenti per i progetti di edilizia sovvenzionata. Ripristinare la regolarità del percorso amministrativo ha permesso di avviare la ripresa delle presentazioni di progetti per accedere anche ad altri fondi relativi alle annualità successive.
In questa situazione di estrema difficoltà, soprattutto nella Capitale, la Regione sarà in grado di mettere a disposizione quasi 500 milioni per affrontare l’emergenza abitativa. In aggiunta ai riattivati fondi ex Gescal, infatti, vanno sommati quelli regionali, ammontanti a circa 260 milioni, raccolti compiendo la ripulitura di vari capitoli di Bilancio.
di Elisabettta Maggini
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