È giunto il momento che la città di Roma, ottenga nuovi poteri derivanti dal suo essere capitale del nostro Paese. Intervista al neo Presidente Maurizio Stirpe
Roma – L’intera economia del Lazio si sta fermando, l’allarme di Unindustria
»Presidente, nella nostra Regione, quanto ha “colpito” la crisi economica e in quali settori?
La crisi internazionale ha reso evidenti tutte le carenze strutturali del Lazio: elevata dipendenza dalla domanda interna, contenuta propensione all’internazionalizzazione e ridotta capacità di penetrare i mercati extra-Ue. E ciò si è tradotto in un progressivo indebolimento della capacità di generare ricchezza. Nel 2011, il valore aggiunto del Lazio è diminuito del 0,3% e nel 2012 è atteso un calo del 1,8%. Questo andamento si lega anche alla decelerazione delle esportazioni che ha avuto inizio nei primi mesi del 2012 e che sembra proseguire. Quest’anno, fino a giugno, l’export è cresciuto al ritmo dell’1,6%, decisamente inferiore agli incrementi a due cifre dell’ultimo biennio.
Risultati preoccupanti riguardano la situazione del mercato del lavoro e i fallimenti aziendali. Il tasso di disoccupazione è passato dal 6,4% del 2007 all’8,9% del 2011, per salire ancora al 9,9% nel secondo trimestre 2012.
Per quanto riguarda le crisi di impresa, tra il 2009 e il 2011, hanno chiuso nella regione oltre 3.000 imprese e il fenomeno prosegue anche nell’anno in corso. Il crollo dell’attività produttiva ha colpito tutti i settori, sebbene con intensità differente.
Finora, le criticità maggiori sono state rilevate per la carta, per la grafica ed editoria e per le costruzioni, ma, a giudicare dal livello degli ordinativi, i prossimi mesi saranno difficili anche per il settore della chimica, plastica e gomma. Al contempo, vi sono realtà consolidate e a forte vocazione internazionale, come i poli tecnologici dell’ICT, dell’aeronautica e del farmaceutico che, seppur in rallentamento rispetto agli anni precedenti, continuano a far registrare buone performance sui mercati esteri.
» Quali pensa siano le soluzioni più immediate per far ripartire la nostra economia?
I numeri negativi che descrivono la nostra economia regionale spingono a leggere realisticamente i fenomeni, guardando le situazioni concrete e i progetti utili ad innescare un nuovo ciclo nel territorio. È urgente rimettere al centro il valore reale del produrre, dell’industria e dei tanti servizi di qualità che il Lazio sa e può offrire. Unindustria intende condividere con tutti gli interlocutori istituzionali una nuova politica industriale che faccia del Lazio una Regione dove investire può e deve convenire. Per questo, occorre rimuovere i vincoli allo sviluppo: pressione fiscale insostenibile e ritardo dei pagamenti, innanzitutto, perché sottraggono risorse allo sviluppo e deprimono ogni nuova iniziativa. Semplificare, sburocratizzare, migliorare l’accesso al credito, disporre di veri strumenti finanziari per la creazione e lo sviluppo di imprese che vogliano innovare, internazionalizzare e crescere sia patrimonialmente che dimensionalmente. Sono tutte soluzioni che renderebbero il contesto realmente competitivo per un serio rilancio. La ripresa della nostra economia, a mio parere, potrà partire da quello che ho definito il quadrilatero dello sviluppo, ossia l’area compresa tra la direttrice autostradale Orte-Cassino, su cui si concentrano le imprese dell’ hard economy, e la direttrice tirrenica Montalto di Castro-Gaeta, su cui si sviluppano le attività della soft economy. Un’area che racchiude bacini economici complessi, dotati di una loro specifica identità, per i quali l’integrazione tra manifattura e servizi, la realizzazione delle infrastrutture prioritarie, l’avvio dei contratti di rete e delle politiche distrettuali, dovranno costituire gli obiettivi di medio termine su cui basare un nuovo progetto di sviluppo.
» Roma è capitale sulla carta e nel nome, ma non ha risorse adeguate per il suo status. Quale la sua opinione?
Ritengo che il progetto di governo per Roma Capitale nel 2013 non potrà di certo limitarsi a riproporre quanto percorso fino a questo momento. Il nuovo ciclo politico ed economico, che stiamo vivendo, impone necessariamente dei passi avanti, nonostante i molti problemi strutturali da affrontare. Primo fra tutti, il problema della governance urbana. Inadeguata in tutte le grandi aree urbane italiane, a Roma lo è ancora di più. In Italia, non si sono sviluppati strumenti di governo degli agglomerati urbani di area vasta, per responsabilità principale delle Regioni. E Roma ha dovuto confrontarsi con il Lazio, storicamente una delle Regioni “difficili” d’Italia. Su questo fronte, è fondamentale che questo nuovo ciclo metta la città di Roma nelle condizioni di sfruttare tre opportunità: l’auspicabile riscrittura del Titolo V della Costituzione, in modo da ridurre lo spazio delle Regioni e modificarne il funzionamento; le nuove norme sulle Città metropolitane; la piena attuazione della “specialità”
costituzionale di Roma Capitale. È giunto il momento che la città di Roma, futura capitale metropolitana, ottenga nuovi poteri derivanti dal suo essere capitale del Paese, ciò che finora non è avvenuto con i decreti di attuazione di Roma Capitale che ne disciplinano l’ordinamento, per via dell’opposizione della Regione. Ci aspettiamo che il nuovo governo della Regione Lazio, che auspichiamo possa essere eletto entro l’anno, si dimostri coerente con la necessità di dotare Roma dei necessari strumenti di governo metropolitano, soprattutto in tema di infrastrutture, servizi pubblici locali, attività produttive e turismo.
» Ci sono molte emergenze, tra le prime in classifica ci sono le infrastrutture. Perché siamo così indietro rispetto ad altre realtà europee?
Sono convinto che l’assetto infrastrutturale rappresenti uno dei primi vincoli alla competitività della nostra Regione. Ho posto alla base del mio programma di Presidenza il superamento degli squilibri
territoriali tra Roma e gli altri territori del Lazio, e ciò richiede innanzi tutto una rete adeguata di collegamenti infrastrutturali. Si tratta di un obiettivo ambizioso che tuttavia in altre regioni europee è già stato raggiunto con successo, basti pensare a Parigi e Berlino. Da noi, la mancanza di pianificazione ha fatto sì che prevalesse la logica dell’opera infrastrutturale considerata singolarmente e non per l’effetto “rete” che genera sul territorio. E poi, la costante diminuzione dei finanziamenti pubblici, la difficoltà di attrarre capitali privati per l’incertezza delle norme, la mancanza di chiarezza nell’attribuzione delle competenze tra i diversi livelli istituzionali, hanno fatto il resto. Recentemente, il Governo ha avviato una serie di riforme volte ad attirare il capitale privato e a rendere più snelle le procedure di approvazione delle grandi opere. È l’inizio di un processo di riforma importante che per portare concreti benefici dovrà essere declinato in una duplice prospettiva. Da un lato, avviando gli interventi volti a correggere le criticità già riscontrate: è questo il caso, ad esempio, della Roma-Latina e i suoi collegamenti diretti alle altre tratte autostradali. Dall’altro, “anticipando il futuro”, cogliendo cioè le opportunità di intercettare importanti flussi internazionali di persone e di merci. Di qui, la valenza strategica dei progetti per il potenziamento del network dei porti e per il raddoppio dell’hub di Fiumicino, che finalmente, con il recente via libera alle tariffe aeroportuali, potrà beneficiare di investimenti non più rinviabili per un aeroporto della sua grandezza e importanza.
Vi sono poi interventi per la mobilità, altrettanto importanti, che possono essere realizzati in tempi più brevi e con il supporto della tecnologia, valorizzando il know how delle imprese in tema di integrazione tra i servizi di trasporto, efficientamento delle reti, infomobilità, e in un’ottica di sostenibilità ambientale.
Sono questi, ritengo, i primi elementi di un corretto approccio alla pianificazione infrastrutturale.
» Senza entrare nel merito di scelte politiche, come giudica la situazione dei partiti nella nostra regione? Come uscire dall’impasse?
In questo momento di forte crisi, i partiti, così come le Istituzioni, dovrebbero essere in grado di rispondere alle esigenze ed alle richieste dei cittadini e delle imprese. Ci troviamo invece in una situazione di impasse, dove, per qualche mese, saremo sprovvisti di interlocutori istituzionali impegnati più nelle campagne elettorali che nella soluzione di problemi che attanagliano il nostro territorio. L’assenza degli interlocutori non può essere però un alibi in una Regione come il Lazio, che sta vivendo un periodo di grave crisi economica, oltretutto penalizzata dalla maggiorazione delle aliquote Irpef ed Irap.
Non è più accettabile, né più sostenibile per cittadini e imprese, il ritardo con cui si sta rinviando la data delle elezioni ed è quindi necessario accelerare i tempi di passaggio istituzionale. Inoltre, la promozione di una nuova imprenditoria, che è oggi quanto mai cruciale per il ruolo socio-economico che l’impresa svolge, richiede un’attenzione forte e costante da parte delle nostre Istituzioni ed anche di una classe dirigente onesta e soprattutto competente che sia in grado di sostenere il territorio attraverso la creazione di modelli innovativi di impresa. Solo con un’equa e affidabile Pubblica Amministrazione è possibile ispirare fiducia ai cittadini e creare un clima favorevole per le imprese, contribuendo al funzionamento dei mercati.
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